Da diverse settimane sono uscite diverse notizie allarmanti sulla curcuma utilizzata come integratore alimentare, accusata di aver provocato in diversi pazienti casi di “epatite colestatica acuta, non infettiva e non contagiosa”.
Sappiamo come, quando si tratta di screditare i rimedi della medicina c.d. non convenzionale, subito ci sia estrema sollecitudine da parte dei canali ufficiali e come, in poco tempo, si possa creare confusione e creare timori nell’utilizzare una sostanza da parte dei consumatori, senza dare informazioni corrette ed approfondite al riguardo.
Da quando, in maggio scorso, sono uscite le prime notizie al riguardo, il Ministero della salute ha richiamato diversi prodotti a base di curcuma invitando a non consumarli a scopo precauzionale.
Ad oggi sono saliti a 20 i casi di epatite riconducibili al consumo di curcuma e a 25 i prodotti segnalati, solo una parte di essi, però, sono stati effettivamente ritirati dal mercato (dal ministero stesso o dall’azienda produttrice che ne ha disposto spontaneamente il ritiro in via precauzionale).
Integratori a base di curcuma, aggiornamenti sui prodotti associati a casi di epatite
Per cercare di capire quali sono stati i motivi che hanno scatenato questi casi di epatiti dopo il consumo di curcuma contenuta in questi integratori si è riunita una equipe di medici, con lo scopo di accertare se i problemi siano da cercare nella formulazione degli integratori oppure da un uso scorretto da parte dei consumatori.
Come aveva spiegato Marco Silano, direttore dell’Unità operativa alimentazione, nutrizione e salute dell’Istituto superiore sanità, alla notizia dei primi casi, “abbiamo ricevuto alcune segnalazioni di pazienti con epatite acuta colestatica, finiti in ospedale che, durante la visita, hanno riferito di aver fatto uso di questi integratori. C’è, dunque, un legame temporale, stiamo indagando per capire se c’è anche un legame causa-effetto”, aggiungendo che al momento l’unica cosa certa è che questi episodi si sono verificati “in seguito all’assunzione di integratori. Abbiamo chiesto alle Asl delle relazioni cliniche dettagliate su tutti i pazienti”.
Il nesso tra epatite e la curcumina presente negli integratori è stato accertato perché tutti i casi in cui è stata sospesa l’assunzione hanno avuto una risoluzione, invece le persone che lo hanno assunto di nuovo, dopo essersi riprese, si sono ammalate nuovamente.
Dopo settimane di incertezza e titoli sempre più allarmanti sull’utilizzo della curcuma finalmente sono usciti i primi risultati dell’indagine.
Nel frattempo, però, complice anche il susseguirsi di notizie e il fatto che la maggior parte degli utenti legga solo il titolo degli articoli, in molti hanno sospeso l’assunzione di curcuma.
Questa è stata l’occasione per rendersi conto, se ancora non lo si fosse realizzato, che la curcuma negli ultimi anni ha conquistato, come integratore, un mercato assai rilevante.
Per diversi anni ho utilizzato anch’ io questo integratore come antinfiammatorio, in particolare lo assumevo come anti Tnf_ alfa e non ho mai avuto nessun tipo di problema, anzi credo che, insieme agli altri rimedi, mi abbia aiutata molto.
Come per ogni altro integratore che ho utilizzato durante il mio percorso di cura, prima studiavo bene la sostanze attraverso le fonti scientifiche e le ricerche, poi confrontavo i vari integratori disponibili sul mercato. Per assumere la curcuma ho sempre scelto prodotti in farmacia ( di solito curcuma con marchio Meriva ) oppure ho utilizzato con successo questi due integratore coi quali mi sono trovata sempre benissimo.
https://www.jarrow.com/product/384/Curcumin_95
Sempre molto attenta nella scelta dei miei integratori, tra le varie cautele da prestare utilizzando la curcuma ho letto, in diversi documenti, che in caso di malattie del fegato sia preferibile evitarla; siccome da altre parti leggevo l’esatto contrario, ho provato, nel periodo in cui ne facevo uso, a chiedere al medico, anzi ai medici, ma non ho ricevuto risposte esaurienti.
Mentre, infatti, alcuni sconsigliano l’utilizzo della sostanza nel caso di problemi al fegato, altri invece addirittura ne riportano gli effetti benefici anche in patologie importanti del fegato come la colangite vedi:
http://www.lescienze.it/news/2010/03/24/news/curcumina_effetti_benefici_anche_sul_fegato-556644/
In diverse altre ricerche, invece, si sottolinea come in caso di problemi alla cistifellea sia meglio evitare l’assunzione di questa sostanza; “Anche se la curcumina presente nella curcuma svuota con successo la cistifellea e riduce il rischio di creazione di calcoli biliari e cancro colecisti, ai pazienti con ostruzione delle vie biliari si consiglia di evitare questa spezia in presenza di calcoli. A causa della possibile stimolazione della secrezione biliare, la curcuma longa secondo altre fonti non è raccomandata oltre che in caso di ostruzione del dotto biliare, anche nei casi di colangite, malattie del fegato, calcoli biliari e altre malattie biliari”.
Questa vicenda di cronaca che ha avuto come protagonista la curcuma mi è stata utile per chiarire maggiormente anche questo punto dibattuto.
Non sarà l’ultima volta che parleremo di questo integratore che da molti pazienti e da medici che applicano la medicina integrata è già da diverso tempo utilizzato per trattare anche patologie oncologiche oltre a quelle infiammatorie autoimmuni.
Tra le ipotesi che erano state fatte circa le ragioni che avessero portato ai casi di epatite tra i consumatori si pensava ad un possibile contaminazione della sostanza oppure l’utilizzo di una specie botanica diversa dalla Curcuma Longa ad esempio la Curcuma Zedoaria che contiene sostanze che possono risultare epatotossiche; altra ipotesi riguardava la presenza di curcumina sintetica anziché naturale.
Non sapevo nemmeno io, pur avendola utilizzata per diverso tempo, che la curcumina potesse essere sintetizzata in laboratorio a basso costo a partire da fonti petrolchimiche, infatti la titolazione vantata da alcuni integratori al 95% ben poco ha di naturale e fa sorgere il sospetto che tale concentrazione venga raggiunta in maniera artificiosa.
Altra ipotesi causale presa in considerazione è stata non la qualità ma la quantità di principio attivo utilizzata dai soggetti che poi hanno riportato i danni al fegato, e sono state proprio queste le conclusioni, alle quali pare siano arrivati finalmente gli esperti che hanno svolto l’indagine ministeriale, e che saranno a breve – si spera! – divulgate e fatte conoscere al pubblico. Si trattava quindi non di un problema di qualità ma di quantità della sostanza.
“L’orientamento sembra quello di ritenere (e di comunicare all’opinione pubblica), salvo nuovi imprevedibili al momento riscontri, che l’accaduto sia una manifestazione di quel X% di casi di idiosincrasia che si verificano in soggetti predisposti al trattamento con altri farmaci, legata all’ assunzione di curcuminoidi, conosciuta e documentata in letteratura, a fronte della quale il Ministero potrebbe adottare, per tali estratti, limiti massimi di impiego negli integratori alimentari e avvertenze.” (ringrazio la dott.ssa Roberta Russo di Vanda Omepatici per aver postato la notizia sulla sua pagina facebook).
Già prima che trapelassero i risultati dell’indagine ministeriale vi era stato chi aveva ipotizzato proprio che i casi di epatite fossero collegabili proprio ad un abuso di dosaggio, viste le incalzanti pubblicità che attribuiscono a questa pianta delle fantomatiche proprietà dimagranti, pur non escludendo l’esistenza di soggetti predisposti ad avere effetti collaterali.
Intanto proprio oggi leggiamo che Federconsumatori chiede di avere notizie ufficiali da fonti certe ministeriali.
Ci uniamo anche noi all’appello in modo tale da poter finalmente chiudere questo capitolo che già da troppo va avanti senza la necessaria chiarezza.